Già nella Genesi,
Dio aveva affidato all'uomo il dominio sugli animali, ma possiamo anche
intendere che quel dominio gli è stato dato solo in prestito.
L'uomo non era il padrone ma soltanto l'amministratore del pianeta e un
giorno dovrà render conto della sua gestione. Descartes compì un
decisivo passo in avanti: fece dell'uomo il “signore e padrone della
natura”. E c'è di sicuro una profonda correlazione nel fatto che sia
stato proprio lui a negare categoricamente un'anima agli animali: l'uomo
è padrone e signore, mentre l'animale – dice Descartes – non è che un
automa, un meccanismo animato, una “machina animata”. Se un animale si
lamenta, quello non è un lamento ma solo il cigolio di un congegno che
funziona male. Se la ruota di un carro stride, non vuol dire che il
carretto soffre, vuol dire che non è oliato. Allo stesso modo dobbiamo
intendere il pianto di un animale e non dobbiamo rattristarci per un
cane se in un laboratorio sperimentale lo fanno a pezzi ancora vivo.
L'insostenibile leggerezza dell'essere, Milan Kundera
Quel coniglio di Piero Golia, 1997 - Accademia di Belle Arti, Napoli |
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