martedì 21 gennaio 2014

Lo stato dell'arte, di Charles Bukowski | Corso del Libero Nudo, Piero Golia c'era

ieri è venuto a trovarmi un professore universitario. non somigliava a Dorothy Healey. ma sua moglie, una poetessa peruviana, era piuttosto carina. motivo della visita: era stufo della cosiddetta NUOVA POESIA, ch'era sempre la stessa cosa fritta e rifritta. la poesia costituisce ancora la phi grossa "cosca snob" del settore artistico: piccoli gruppi di poeti lot­tano fra loro per il potere. secondo me il clan phi agguerrito che si sia mai formato è il vecchio gruppo della MONTAGNA NERA, estremamente snob. e Creeley è tuttora temuto, nelle università e fuori - temuto e riverito - più di qualsiasi altro poeta. poi abbiamo gli accademici che (come Creeley) scrivono con molta cura formale. in sostanza, la poesia generalmente ac­cettata, oggi, ha una specie di rivestimento di vetro, liscio e scivoloso: all'interno dell'involucro, consiste in una giustappo­sizione di parole, una dopo l'altra, una somma metallica e inu­mana di parole, semi-arcane. si tratta di una poesia per milio­nari e gente grassa e oziosa, quindi ha i suoi fautori e soprav­vive perché (qui sta il segreto) chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori e vada a farsi friggere. però è una poesia fiacca, così monotona, cosi noiosa, che la noia e l'opacità sono scam­biate per significati reconditi: il senso è nascosto cosi bene, così bene che non c'è. non c'è nessun significato. ma se tu non ce lo trovi, manchi di sensibilità, manchi di anima, e COSl via, sicché TI CONVIENE TROVARLO ALTRIMENTI NON SEI DEI NOSTRI. eppoi se non lo trovi, STA' ZITTO.
frattanto, ogni due tre anni, qualcuno che appartiene al mondo accademico e vuoI conservare il suo posto in codesta struttura (se pensate che il Vietnam è un inferno, dovreste ve­dere le battaglie che infuriano fra questi cosiddetti cervelloni, intrighi e congiure e battaglie per il potere, all'interno delle loro conventicole) tira fuori una nuova raccolta delle stesse vec­chie poesie e, all'involucro di vetro, senza ·visceri,. appone l'e­tichetta NUOVA POESIA o NUOVISSIMA NUOVA POE­SIA, ma si tratta sempre dello stesso mazzo di carte segnate.
insomma, quel prof era evidentemente un baro. mi disse che era stufo del gioco e voleva portare alla ribalta voci nuove, nuove forze creative. lui aveva le sue idee. ma mi chiese chi - secondo me - stesse scrivendo la VERA nuova poesia. chi fossero i poeti e che roba scrivessero. non sapevo che ri­spondergli, sul serio. li per li mi sovvennero alcuni nomi ­Steve Richmond, Doug Blazek, Al Purdy, Brown Miller, Ha­rold Norse e COSl via - ma poi mi resi conto che era gente che io conoscevo personalmente, o con cui ero in corrispon­denza. mi morsicai la lingua. se facevo quei nomi, eravamo di nuovo sul piano della MONTAGNA NERA, del gruppo chiu­so e "in." e ècosi che comincia la morte. un tipo di gloriosa morte personale, ma lostesso non va bene.
Charles Bukowski, Storie di ordinaria follia

Enza - piero golia c'era, acrilico su tavola - Gianluca Salvati 1996

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