Nel dicembre del 1995 ero convalescente da un intervento chirurgico dovuto a peritonite
e avevo ricominciato a dipingere. Il primo quadro cui misi mano fu un
lavoro nuovo, la cui novità consisteva nell'utilizzare tre tele di
diverso formato dislocate a distanze tali da comprendere l'immagine
dinamica a cui facevo riferimento. L'immagine era la solita foto di
calciatori presa dal giornale del lunedì, ma quella foto aveva un suo epos...
Il quadro iniziato in quel dicembre del 1995, dopo l'intervento di peritonite, era La caduta.
Dopo un paio di
mesi il quadro era bell'e terminato. Lo portai giù e lo attaccai sulla
parete dell'ingresso. Mi pareva che funzionasse, aveva un nonsoché...
La caduta, 1996 - olio su tela visto da Piero Golia |
In quei giorni, i miei genitori tennero un incontro con alcuni fratelli della comunità di neocatecumeni. Franco Chirico era il responsabile di quella comunità di Cammino Neocatecumenale, ma lì, quella sera, non c'era. In tutto c'erano sei o sette persone, compresi i miei genitori. Quando tornai da fuori incassai i complimenti entusiasti di un loro fratello di comunità. Quel signore si era talmente incantato davanti al quadro La caduta che, stando al racconto dei miei genitori, aveva seguito le letture distrattamente. Dissi a quel signore che, qualora avessi partecipato ad una mostra, gli avrei fatto pervenire l'invito.
Franco Chirico, oltre ad essere il responsabile di quella comunità neocatecumentale è anche il principale editore di quel movimento massonico fondato da Kiko Arguello. Per intenderci, Franco Chirico conosce Kiko Arguello personalmente.
Quando ebbi pronti un po' di lavori, nella primavera del 1996, li fotografai e li portai a vedere in accademia. Era il primo anno che Piero Golia frequentava il corso del Libero Nudo, dunque il lavoro lo mostrai anche a lui e non solo ai colleghi "storici" dell'accedemia. Nel complesso tra i lavori dipinti in quel periodo, il quadro La caduta riscontrava un certo favore, in particolare tra le persone del cui giudizio mi fidavo. Eppure, quando si trattò di propormi per una personale, nel giugno 2006, il prof dell'accademia scartò a priori quel quadro dall'esposizione. Senza dare spiegazioni, cosicché non mi capacitai del perché di quella scelta.
Il critico Arcangelo Izzo, quel gran testone, aveva addirittura dubitato dell'artisticità di quel mio lavoro: “Che significa?”, mi aveva chiesto. Ma era altrettanto vero che tutte le previsioni del suddetto capoccione
si erano dimostrate meno consistenti di una bolla di sapone in una
assolata giornata estiva: il riscontro della mia personale del 1996 non
lasciava dubbi. Ciononostante il quadro La caduta è l'opera che non ho mai esposto.
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